
Museo della scienza e della tecnica Milano

Sito ufficiale
Il Museo nazionale della scienza e della tecnica "Leonardo da Vinci" ha sede a Milano nell'antico monastero di san Vittore al Corpo. Il Museo con i suoi 40,000 metri quadrati complessivi è oggi il più grande museo tecnico-scientifico in Italia e possiede la più grande collezione al mondo di modelli di macchine realizzati a partire dai disegni di Leonardo da Vinci.
La collezione di modelli storici leonardeschi del Museo nasce per celebrare il quinto centenario della nascita di Leonardo. Un gruppo di esperti viene incaricato di studiare i manoscritti vinciani per realizzare i modelli che sono esposti per la prima volta nel 1953. I disegni leonardeschi non sono solo progetti per macchine da costruire ma anche rilievi di opere già esistenti, proposte di miglioramento o studi sulla natura. I modelli esposti sono frutto di un'interpretazione che ha tradotto e completato i suoi disegni. All'allestimento storico della Galleria Leonardo, dove l'esposizione dei modelli è arricchita da una serie di disegni sui suoi molteplici campi di interesse, si affianca una mostra che approfondisce in particolare gli anni milanesi.
Modelli leonardeschi
Balista doppia
Questa catapulta doppia è uno tra i molti disegni di Leonardo che descrivono e interpretano le grandi macchine da guerra medioevali. Grazie al movimento di ruote dentate e viti senza fine, le corde vengono ritorte avvicinando e tendendo le due balestre. Si innestano poi i due bastoni e si caricano le pietre. Un solo colpo di mazzuolo fa abbassare il bilanciere che sgancia le due ruote dentate dalle viti senza fine: le corde si rilasciano istantaneamente lanciando i sassi.
Codice Atlantico, foglio 152 1485-1490
Vite aerea
In questo studio di vite aerea, Leonardo arriva a ipotizzare e formulare in anticipo di secoli l’efficacia trattiva dell’elica. La vite ha un diametro di 5 metri ed è fatta di canne, tela di lino e filo di ferro. Doveva essere azionata da quattro uomini che, per far ruotare l’albero, poggiavano i piedi sulla piattaforma centrale e, con le mani, facevano forza sulle rispettive barre.
Manoscritto B, foglio 83 v., 1483-1486
Ala battente
Con questo studio Leonardo vuol dare una dimostrazione pratica della possibilità delle ali di sostenere dei pesi. Se lo sperimentatore fosse riuscito ad abbassare con sufficiente rapidità la lunga leva, l’ala collegata, appoggiandosi sull'aria, avrebbe dovuto sollevare il peso di un pancone pesante all’incirca quanto quello di un uomo. Utilizzando lo stesso rapporto tra peso e apertura alare di un’anatra, Leonardo aveva calcolato che l'ala doveva misurare circa 12 metri in lunghezza e larghezza, dimensione difficilmente manovrabile da un solo uomo.
Manoscritto B, foglio 88 v. 1483-86
Aliante
Leonardo, mentre intuiva la difficoltà di realizzare il grande sogno di poter volare con macchine volanti a propulsione umana, si orientava verso il volo librato. Nell'aliante da lui concepito la posizione del volatore è studiata in modo che egli si possa bilanciare mediante opportuni movimenti della parte inferiore del corpo. Le ali, che imitano quelle dei pipistrelli e dei volatili di grandi dimensioni, appaiono fisse nella parte più interna (quella vicino alla persona), e mobili in quella esterna. Questa parte può infatti essere piegata attraverso un cavo di comando azionato dal volatore per mezzo di maniglie. Leonardo era giunto a tale soluzione studiando la struttura alare degli uccelli e osservando che la parte interna delle loro ali si muoveva più lentamente di quella esterna e che perciò serviva più a sostenere che a spingere in avanti.
Codice Atlantico foglio 846
Mulino a cilindri multipli
Il mulino era pensato in modo che metà delle macine si trovassero da un lato del canale e metà dall'altro. Le ruote a pale, mosse dalla caduta d'acqua, azionavano, attraverso un sistema di alberi e ingranaggi, tutto l'insieme delle macine a cilindro, con una ripartizione per cui ad ogni ruota idraulica corrispondevano quattro macine in serie.
Codice Atlantico foglio 830 c v.
Gru girevoli
Durante il suo apprendistato nei cantieri fiorentini, Leonardo ha modo di vedere in azione molte gru, tra cui quelle di Brunelleschi, che disegna in molte pagine dei suoi manoscritti. Questi modelli erano pensati per lavorare nelle vicinanze di cave di pietra o allo scavo di canali. Le gru girevoli, oltre a lavorare in altezza, potevano ruotare permettendo rapidi travasi di materiali. Nel modello a doppio braccio, il movimento era facilitato dal contrappeso. Le gru potevano anche essere trainate per brevi tratti su rulli.
Manoscritto B, fogli 49 r. e 49 v.
Sega idraulica
Questa sega ad avanzamento meccanico viene messa in funzione dall'energia idraulica. Grazie a un complesso sistema di ingranaggi che abbina biella e manovella al meccanismo ad arpione, la ruota idraulica trasmette in rapida successione il movimento alternato alla lama della sega e al carrello porta tronchi. Questo si sposta di un’unità per volta in modo sincronizzato. Il funzionamento della sega è reso così il più automatico possibile.
Codice Atlantico foglio 1078
Ponte girevole a profilo parabolico
Questo ponte con una sola campata a profilo parabolico è fissato a una delle due sponde con un grande perno verticale. Lo spostamento avviene a mezzo di corde e argani con l'aiuto di ruote o rulli metallici per favorirne lo scorrimento. È inoltre fornito di un cassone di contrappeso che serve a equilibrare e a facilitare la manovra quando il ponte resta sospeso prima di appoggiarsi all'altra sponda.
Codice Atlantico, foglio 855, 1480-90
Battipalo
Il battipalo è un utensile per conficcare tronchi di legno in profondità nel terreno. Utilizzato per palificare conche o argini, è molto diffuso ai tempi di Leonardo, che lo descrive in un foglio dedicato a progetti per deviare il corso dell’Arno. È composto da un argano che solleva un peso agganciandolo con un sistema di presa formato da due balestre piegate. Queste si sganciavano alla massima altezza, imprimendo così al palo la maggior la forza possibile. L'operazione poteva essere ripetuta più volte sino a conficcare il palo alla profondità voluta.
Codice Atlantico foglio 785 b
Galleggiante
Questo galleggiante è pensato per trasportare materiale da depositare sul letto di un fiume dalle acque tranquille e non troppo profonde, alzandone così il fondo e permettendo il passaggio delle truppe. Di solito questo tipo di galleggiante trasportava ghiaia e poteva essere costruito sul luogo stesso utilizzando canne o vimini intrecciati e poi rivestiti di pelli. Per poter seguire sempre la stessa traiettoria e per trattenere la barca dalla forza dell'acqua, Leonardo disegna una corda agganciata all'imbarcazione e fissata alle due sponde del fiume tramite due pioli.
Codice Atlantico foglio 656, 1485-90
Nave veloce speronatrice
Il modello rappresenta lo studio di un’imbarcazione per lo speronamento delle navi nemiche. Lo scafo della nave è molto robusto, privo di vela e dotato di uno sperone metallico sotto il pelo dell’acqua. I vogatori vengono difesi da una protezione mobile, che nasconde un’artiglieria in grado di sorprendere la nave nemica e colpirla. Caratteristica significativa della nave è la velocità e di conseguenza la forza d'urto: per questo motivo la forma dello scafo ha un rapporto tra lunghezza e larghezza di 12 a 1, garantendo così la massima velocità.
Codice Ashburnham 2037, foglio 3 r., 1487-1492
Nave a sperone mobile
Queste due navi a sperone mobile rievocano le antiche imbarcazioni rostrate romane, munite cioè di speroni per poter agganciare le navi nemiche e combattere a distanza ravvicinata. La grande falce a caduta istantanea, simile alla coda di uno scorpione, ha un grande potere offensivo, e può essere posizionata facilmente sul punto da colpire tramite una piattaforma girevole. Il meccanismo di sollevamento della falce è azionato da una manovella e da ingranaggi. I vogatori erano protetti da robuste palizzate, chiamate mantelletti, e coperture di pelli per attenuare l'effetto del lancio di fuoco dall'alto.
Codice Ashburnham 2037, foglio 8 v. Manoscritto B, f. 90 v.
Draga marittima
Questo studio di imbarcazione per il dragaggio e la pulizia dei porti marittimi è particolarmente innovativo. Lo strumento scavatore, chiamato benna, è tirato e innalzato da una doppia fune manovrata da due grandi ruote. In questo modo la draga era in grado di lavorare anche con sforzi di trazione elevati. Le numerose ancore permettevano inoltre di controbilanciare gli sforzi a cui era sottoposta.
Codice Atlantico foglio 842













Sottomarino Enrico Toti S 506
Sottomarino Enrico Toti (S 506) | Varato il 12 marzo 1967. Il Toti è un SSK (Submarine-Submarine Killer), un sottomarino destinato a distruggere altri sottomarini, e in particolare i grandi lanciamissili a propulsione nucleare, una delle armi più temute del blocco sovietico. La classe Toti era composta da battelli di piccole dimensioni, adatti al Mediterraneo, e caratterizzati da sistemi tecnici avanzati (siluri filoguidati con testata autocercante). Per un sottomarino cacciatore come il Toti, gli "occhi" erano indispensabili: un dispositivo capace di emettere e ricevere onde ultrasoniche (impianto idrofonico-ecogoniometrico) permetteva di localizzare gli oggetti subacquei.


Sala Falck
La sala ricostruisce uno stabilimento siderurgico del 1950. Comprende macchinari e materiali provenienti dalla fabbrica Falck di Vobarno (Brescia). All’interno dell’officina, si parte da ghisa e rottame per lavorare l’acciaio e produrre laminati destinati all'industria meccanica e ad altre attività manifatturiere, come l’edilizia.
Fino agli anni Ottanta dell’Ottocento, l’Italia non riesce a espandere le sue industrie a causa dei ripetuti disastri finanziari che la coinvolgono. Il vero decollo si verifica tra il 1895 e la Prima Guerra Mondiale. I settori della chimica, dell’elettricità e della produzione di automobili crescono rapidamente e nel 1915 il nostro Paese possiede un sistema industriale inferiore solo a poche grandi potenze.
Giorgio Enrico Falck è uno degli artefici del “vero miracolo economico italiano” insieme ad altri giovani imprenditori come Giovanni Battista Pirelli, Giovanni Agnelli, Camillo Olivetti e Guido Donegani, conosciuti ancora oggi per il loro contributo allo sviluppo industriale.

